mercoledì 4 settembre 2013

CCC 2013 - La prima 100k che non scorderò mai!

Sono passati già tre giorni dalla conclusione della  gara più bella della mia vita,  ancora non riesco a credere di averla terminata. Cammino ad un metro da terra colmo di una soddisfazione immensa, quasi come dopo la laurea (lo so, per qualcuno starò esagerando, ma che ci posso fare, sono fatto così!)… la prima 100K non si scorda mai! Ho avuto inoltre la fortuna di correre la 100K più partecipata e famosa forse a livello mondiale (sicuramente europeo), la CCC, Courmayeur – Champex – Chamonix, nata come sorella minore dell’UTMB (Ultra Trail du Mont Blanc), ma che in breve ha dovuto introdurre anch'essa il numero chiuso (max 1900 iscritti). Il livello di soddisfazione è commisurato a quanto mi è successo nei mesi precedenti; a chi mi chiedeva pochi giorni prima del via se ero pronto per la gara rispondevo secco NO, non era scaramanzia, ero sincero, non mi sentivo affatto pronto…
Ricordo ancora quando a gennaio, colto da un attacco compulsivo ossessivo, nell'ultimo giorno disponibile, mi sono iscritto al sorteggio per partecipare alla CCC. Ero nel pieno della mia pubalgia, non correvo già da alcuni mesi (da ottobre), e non vedevo la luce in fondo al tunnel. Ogni volta che provavo a correre anche solo 8k in piano, passavo giorni piegato dal dolore. Come potevo pensare di riuscire a farne 100 in montagna con oltre 6000 m di dislivello??!!
In realtà quando mi sono iscritto al sorteggio, ero convinto di non essere preso al primo colpo, pensavo già all'anno successivo. Quando ho saputo che ero tra gli estratti, lo stupore iniziale si è trasformato velocemente in preoccupazione, ed ora come faccio?
Ho cambiato ortopedico, sono andato da un osteopata, ogni sera a casa facevo oltre un’ora di ginnastica specifica per la pubalgia, avevo un obbiettivo, c’erano ancora molti mesi però la strada era molto lunga… tutta in salita…
Progressivamente allungo il chilometraggio degli allenamenti, stringo i denti, introduco le prime salite, alterno periodi di euforia a profonde depressioni. La prima vera svolta avviene a marzo dopo il primo allenamento in montagna (il solito Cornizzolo con d+ 1000m), mi aspettavo i soliti dolori ed invece nulla. Sono troppo contento, la sera stessa compro le scarpe nuove e comincio ad  iscrivermi alle gare.
I mesi passano velocemente, la forma fisica comincia a migliorare, anche se recuperare tanti mesi d’inattività non è facile e veloce; inoltre, ogni tanto, qualche dolorino mi riporta con i piedi per terra costringendomi a rallentare la progressione degli allenamenti.
Finalmente arrivano le gare, ResegUp (22k), Gran Paradiso Trail (47k) ed il Gran Trail Courmayeur (80k) vero banco di prova per la CCC. Proprio durante il GTC al 50mo Km vivo una profonda crisi, fortunatamente non legata ai problemi fisici, ero semplicemente spompato, vuoto, senza più energie. Riesco a terminare la gara grazie ad una grande forza  di volontà e ad altri due runner che nel frattempo mi hanno raggiunto e con i quali ho fatto gruppo. Se fossi rimasto da solo, mi sarei ritirato sicuramente. Anche l’anno scorso alle Porte di Pietra (70 Km) avevo vissuto una crisi simile, comincio seriamente a pensare di non essere per nulla adatto per gare così lunghe, mi manca ancora la giusta esperienza.
Credo di aver spiegato bene il perché non mi sentivo pronto per una gara da 100 Km...
Io, Ruggiero e Claudio alla partenza
Fortunatamente condivido l’avventura con due amici “Porticina”, Claudio e Ruggiero, due veri fuori classe. Purtroppo non percorreremo neanche un metro di gara insieme, già alla partenza siamo divisi in due scaglioni differenti, in ogni caso non mi sarei mai sognato di tenere il loro passo neanche per un minuto!
La sera precedente, ospiti nella fantastica casa di Ruggiero, comincia il solito teatrino: cosa porti nello zaino… come ti vesti… farà freddo di notte… quanti integratori porti… La notte passa insolitamente tranquilla con una bella dormita…
Ci siamo, il momento tanto atteso ed in parte temuto è arrivato, alla partenza ci si rende conto della dimensione di questa gara. Siamo 1909 alla partenza, suddivisi in tre scaglioni che partiranno con ritardi di 15 minuti. Io sono nel terzo, mi metto quindi in coda in fondo al gruppo. La tensione sale, l’adrenalina è alle stelle, incontriamo anche i nostri inseparabili ed insostituibili sostenitori, Massimo, Lara e sua sorella Elisa (esattamente come al GTC…). Lo speaker annuncia un minuto alla partenza, si alza il volume della musica di Vagelis (colonna sonora dell’UTMB), 3, 2, 1, VIAAA! Parte il primo scaglione, anche se devo aspettare ancora 30 minuti per il mio turno ho i brividi per l’emozione. Dopo esattamente 15 minuti lo stesso copione… 3, 2, 1 via! Ancora brividi e pelle d’oca. Come dopo la prima partenza ci si sposta tutti in avanti ma questa volta non ci si ferma… si comincia a correre! Ma come, io sono nel terzo scaglione! Che cosa è successo? Non mi preoccupo più di tanto e comincio a correre anch'io, non avevo neanche attivato il GPS…
La lunga fila indiana fino alla Tète de la Tronche
Bastano pochi passi di corsa nel centro di Courmayeur con la folla incitante, e tutti i timori sfuggono via, lasciando il posto al godimento puro. Sono felice. Siamo davvero in tanti, il groppone si allunga fino a diventare una lunghissima fila indiana quando comincia il sentiero che sale in mezzo al bosco. Il primo tratto è tutto in salita fino alla Tète de la Tronche (10.4 Km - d+ 1435m). Il passo è tranquillo, potrei andare più veloce ma superare in salita sarebbe troppo dispendioso, bene così, meglio così…
Mi sento davvero bene, in discesa comincio a superare parecchi runner. Al primo ristoro (Rifugio Bertone 14.7 Km) mi impongo di mangiare e bere ben più di quanto ne sentissi il bisogno, ho deciso di seguire il consiglio di alcuni amici, mangiare e bere tanto soprattutto nella prima parte della gara quando lo stomaco è ancora a posto. Il meteo è perfetto, temperatura ideale, venticello gradevole, anche il Monte Bianco e le Grandes Jorasses ogni tanto ci salutano da dietro le nuvole di alta quota. Mi sono riempito le scarpe di terra e comincio ad avvertire fastidio, decido quindi di fermarmi ad un ruscello per un bel pediluvio. La scelta risulta azzeccata anche se mi fa perdere parecchie posizioni; infatti mi si sta formando una vescica, per fortuna in un posto che non da fastidio alla corsa.
Massimo e Lara, preziosissimi
In prossimità del ristoro successivo (Rifugio Bonatti 22.1 Km) comincio a superare un po’ di gente in salita, per recuperare un po’ di posizioni e per fare un po’ il buffone sapendo che ci sono Massimo, Lara ed Elisa ad aspettarmi… decido quindi di tagliare l’ultima curva del sentiero andando dritto per la massima pendenza. Quando arrivo al chek point il giudice di gara vuole infliggermi 5 minuti di penalità per il taglio… cosa??!! Non ci posso credere, non perdo un secondo e corro giù a rifare la curva giusta… Due parole con gli amici, riempio le borracce, e di corsa verso il ristoro successivo (Arnuva 27.3 Km), dove trovo a sorpresa Luigi, il mio grande amico di Morgex! Che bello avere gli amici al seguito! Anche a questo ristoro stesso copione, ingurgito più cibo possibile, bevo, riempio le borracce, due parole con Luigi e poi via, verso la lunga salita al Grand Col Ferret. Ho deciso questa volta di andare tranquillo senza però perdere troppo tempo ai ristori, giusto il necessario. Affronto la seconda salita della giornata con il mio passo abbastanza tranquillo ma costante, circa 15 m/min di velocità verticale. Fortunatamente la lunghissima fila indiana dei primi chilometri si è spezzettata, il sentiero è largo e supero facilmente alcuni corridori. Mi concedo anche una telefonata alla moglie prima di scollinare in Svizzera. Il Grand Col Feret è semplicemente fantastico, non c’ero mai stato, isolato, da ogni lato si dipartono lunghe e bellissime vallate.
Salita al grand Col Ferret
31.9 Km, 2605 m di dislivello cumulato, 7h15’ di gara.
Comincia il tratto di gara che temo di più, la lunga discesa (quasi 20 Km) fino a Champex. Il sentiero è perfetto, senza grossi ostacoli, comincio a correre sempre più veloce. È una vera goduria. Supero, “…attention à la gauche!… à la droite!…” Le gambe girano a meraviglia, nessun dolore. Sono felice.
Nonostante le splendide sensazioni la stanchezza comincia a farsi sentire, la salitella prima di Champex mi prova parecchio. Entro nel ristoro principale della gara (Champex, 55.9 Km, d+ 3370m, 11h17’ di gara) ed avverto avvicinarsi la mia solita crisi. Lo stomaco si chiude, ho i brividi, mi sento spossato. Recupero un po’ di cibo e trovo a fatica un posto libero su di una panca, è la prima volta dalla partenza che mi siedo. Provo a mangiare ma non scende niente, mannaggia proprio non ci voleva. Sono preda dello sconforto, per la prima volta dalla partenza ho pensieri negativi. Penso che questa volta non ce la faccio, mancano ancora troppi chilometri, sta cominciando la notte… ho guadagnato quasi tre ore dal cancello orario, quindi decido di coricarmi e vedere come va. Chiudo gli occhi, forse mi addormento per 15 minuti. Miracolosamente i brividi terminano, sento tornare un po’ di forze, e con loro anche il morale. Purtroppo lo stomaco rimane chiuso, mi violento per mandare giù uno schifoso gel energetico. Mi cambio calze, pantaloni e maglietta per affrontare la notte, anche se per un errore da vero principiante, non avendoli protetti nello zaino con un sacchetto, li trovo più sudati di quelli che indossavo… Mi faccio coraggio, guardo il cronometro, sono fermo da quasi un’ora!!! Non c’è più tempo da perdere. Analizzo il percorso, mancano tre tratti quasi uguali di circa 15 Km, ciascuno con una salita di circa 900 m. Mi concentrerò su un tratto alla volta e vediamo quello che viene.
Appena esco dal tendone mi accolgono un vento freddo e l’oscurità della notte, i primi passi sono ridicolamente rigidi. Poco a poco riacquisto calore ed i muscoli si sciolgono. Non posso crederci, sto correndo! Sono di nuovo in gara, sono di nuovo felice! La notte è fantastica, la montagna è fantastica. Affronto la salita molto concentrato, osservo spesso il GPS-altimetro, velocità verticale costante tra 13 e 15 m/min, frequenza cardiaca ottima attorno a 120 bpm. Mi ritrovo a trainare un bel gruppetto superando altri runner. Nel frattempo anche lo stomaco torna a posto, acciuffo dalle tasche dello zaino qualche schifoso gel energetico e riprendo a recitare la stessa frase che mi ripeto ogni 15 minuti dalla partenza: mangia, bevi e rilassa le spalle.
Completamente meravigliato per la mia resurrezione arrivo rapidamente al ristoro di Trient (72.1 Km, d+ 4284 m, 19h08’). Mangio abbondantemente e dedico un po’ di tempo a leggere i messaggi sul cellulare d’incitamento di amici e colleghi. Provo molto piacere e mi da forza, ad alcuni rispondo. Nonostante non fossi mai solo sul cammino, non ho mai provato una tale solitudine, non ho praticamente mai incontrato un italiano, solo gente da tutte le parti del mondo, prevalentemente francesi ma anche sud americani, australiani, canadesi, greci, rumeni, polacchi, danesi… non parlo con nessuno da ore.
Riparto concentrato sul secondo tratto, ormai sono una macchina, passo costante in salita e di corsa in discesa. Nonostante l’inevitabile stanchezza, continuo ad essere pervaso dalla felicità, come raramente mi capita sto godendo del momento esatto che vivo!
Arrivo nel cuore della notte al ristoro di Vallorcine (80.3 Km, d+ 5143m, 19h08’), pensavo di soffrire di più la privazione di sonno, invece reggo bene. L’unico cibo che scende nello stomaco ormai è il brodino. Manca l’ultimo tratto, 20 km con la solita salita di 900 m circa, non sono pochi, però ho ancora un buon margine sul tempo limite e mi sento bene, anche se molto stanco.
Aiguille Rouge all'alba
Riparto determinatissimo, incitato anche da un messaggio di Paolo (alle 4.35 di notte!!!). Affronto l’ultima salita con la consueta concentrazione, il ritmo è ancora decente. Finalmente torna la luce. Vedo l’ultimo colle (Tète aux Vents 86.3Km, d+ 6000 m), il panorama è fantastico, l’Aiguille Rouge, il Monte Bianco in lontananza. Anche se mancano ancora 15 lunghi chilometri di faticosa discesa comincio a convincermi di avercela fatta, sto ancora sorprendentemente bene!
Come al solito i primi passi in discesi sono molto insicuri, poi man mano che si riattivano i muscoli la corsa diventa più fluida. A questo punto mi viene una inspiegabile fame di classifica, corro sempre più forte, supero. All’ultimo ristoro mi fermo solo 30 secondi per un thè caldo, mancano meno di 8 Km, vedo Chamonix in fondo alla valle. Corro sempre più veloce, supero una settantina di persone, è incredibile dal mio corpo non arrivano più segnali. Sono letteralmente euforico, ad ogni persona che mi incita aumento il passo. Ci sono, quando arrivo a Chamonix ho le lacrime agli occhi, corro tra la gente con la lingua di fuori, vorrei abbracciare tutti. Ultima curva, vedo il traguardo, urlo qualcosa per la gioia, sono così eccitato che non capisco più niente. Ho sognato a lungo questo momento e vorrei che non finisse mai! Sento lo speaker che urla “…Luca Bellardò bien venu a Chaminix!!! Luca Luca Luca Lucaaa!!!...”. È incredibile, indescrivibile, salto il traguardo, sono letteralmente euforico, incredulo, mi sento come se avessi vinto la gara, in realtà ho vinto la mia gara!
Fermo il cronometro e vedo 23h53’, addirittura sotto le 24 ore!!! Nell’ultimo tratto ho davvero corso veloce, ormai non ci speravo più, in fondo l’obbiettivo era terminare la gara.
Chamonix, 101 Km, dislivello cumulato 6100m, 23h52’37’’, classifica 821 su 1909 partiti e 1320 finisher (589 ritirati).
F I N I S H E R !!!!
Mi incontro subito con Claudio e Ruggiero che mi stanno aspettando ormai da molte ore (Claudio 18h59’28’’, Ruggiero 21h04’02’’, grandiosi…).
Sono immensamente soddisfatto, non poteva andarmi meglio, sono riuscito a superare la crisi e a godermi tutta la gara fino alla fine! Il voto è ovviamente 10 e lode, percorso e partecipazione sublime, organizzazione perfetta (quasi maniacale)!

Auguro a ciascun runner di provare un giorno la mia stessa gioia e soddisfazione.


lunedì 27 maggio 2013

RIMINI CHALLENGE TRIATHLON SPRINT

Dopo l'entusiasmo della prima volta è il momento della consapevolezza e della fatica!!
Consapevolezza perchè mi diverto proprio, ma fatica perchè basta poco (poco un piffero!!!) per far veramente fatica: a sto giro è toccato al mare.
Sette minuti in più dell'altra volta nella frazione a nuoto: sono uscito veramente sderenato...non era tanto mosso rispetto alla "piscina" che ho trovato ad Andora ma probabilmente c'era qualche corrente?!?!? Mi consola il fatto che, a parte per i primi, è stato così un po' per tutti.


Quello che poi decisamente ha fatto la gara e mi ha fatto recuperare è stato il gruppo di supporters d'eccezione che mi ha seguito e incitato...oddio mio figlio ha sostenuto che lui avrebbe corso più veloce
...
effettivamente ero un po' cotto!

Ora... le quotazioni di Sirmione scendono e quelle della traversata Lecco Malgrate salgono...vediamo!!

Vi lascio due chicche: la foto che fa il pari con quella di Baldini a Roma (o forse di più) e un video...non mi inquadrano mai ma rende un po' l'idea!!




giovedì 9 maggio 2013

ANDORA TRIATHLON SPRINT 2013

Cronaca di un’evento che ha lasciato il segno.

Più o meno un anno fa raccontavo della maratona di Londra e di come una manifestazione sportiva potesse regalare tante emozione ed eccomi a scoprire che ce ne sono ancora tante e a sto punto tante ce ne saranno.
La settimana prima è un limbo sospeso tra previsioni meteo, muta da recuperare, paura di affogare e auto scopa da gestire fino a quando all’improvviso arriva domenica mattina.
Sono così in sbattimento che alle 7 son già in macchina, carico la bici e via tutta d’un fiato, tanto che recupero i miei compagni d’avventura e arriviamo giusto giusto per montare il gazebo. C’è da dire che nonostante la giornata sia molto lunga il tempo passa senza annoiarsi e non mi pento di essere partito all’alba: asciugo come non mai i ragazzi del Triathlon Team Brianza per farmi spiegare ogni minimo particolare della gestione della gara; imparo a infilarmi e soprattutto togliermi la muta, un giretto di ricognizione sul percorso della bici.

Ora due cose fondamentali: primo la zona cambio. Avete idea di quanto tempo ho passato davanti alla rastrelliera per capire se avevo lasciato tutto quello che mi sarebbe servito? Che poi non son altro che scarpe e casco…ma gli occhiali? E una salviettina? Il gettone per il phon?

Secondo: chissà come sarà l’acuqua: il meteo e la leggera pioggerella invitano proprio a fare un tuffo in mare. Mi infilo definitivamente la muta e mi butto in acqua per capire di che morte dovrò morire…

Ok fin qui tutto bene…il resto è stato una botta di adrenalina che non vi potete immaginare: tanto dilazionato il tempo della preparazione quanto un flash la gara. La mia ora e venticinque passa in un lampo.

Un botto e sono in acqua: la foga e il freddo mi fan respirare ad ogni bracciata. Ricevo diverse mazzate (ah ma quante ne ho date anche io!!!) e ogni volta che tiro fuori la testa vedo come in un filmato altri come me…sono nella pancia della batterla nonostante abbia tentato di partire defilato e col chiaro intento di arrivare in fondo senza annegare. Supero la prima boa dopo aver visto un tipo che nuotava a rana, credo di aver camminato su altri partecipanti. Verso la seconda boa prendo consapevolezza che non sta andando tanto male e superata la seconda boa mi metto anche a seguire gli insegnamenti del corso di nuoto senza accorgermi che sto virando un po’ troppo verso il confine francese!!!

Appena comincio a toccare faccio il superuomo: comincio a levarmi la muta ma non ho fatto i conti con le gambe decisamente di legno e tipo pinocchio supero il bagnasciuga verso la zona cambio. Trovo la bici (non era detto) e superato un attimo di panico infilo casco, scarpe e pettorale e corro come un pirla (correte voi con i tacchetti) verso l’uscita (ho scoperto che solo gli atleti veri lasciano le scarpe attaccate alla bici).

Piove e son in gruppo: il percorso prevede un’andata in leggera salita e un ritorno in parte in discesa, uno strappetto, ancora discesa e arrivo. Mi prende un po’ la paura, loro tirano e ho un po’ paura di cadere così mi defilo un po’. Soffro l’essere rimasto solo con un paio di altri scappati di casa ma in discesa provo un po’ a riprendere il passo.


Finalmente smette di piovere e mi faccio l’ultima frazione all’asciutto: due giri da 2Km e mezzo.
Sto bene, non so quanto ci sto impiegando e non ho nessun tipo di riferimento. Arrivo con grandi battute di 5 degli “anziani del gruppo”

Realizzo che è stata un figata incredibile in più sembra siano passati 5 minuti, al massimo 7 dalla partenza .



Il ritorno è tutto un telefonare e smessaggiare.

Scopro a sera quanto sia andata bene (ovviamente secondo i miei canoni)


Ciclisti Porticina siete avvisati: c’è da migliorare decisamente la bici!! E avete tempo fino al 25 giugno, data ultima di rinuncia al Garmin Trio Sirmione; sì perché mi l’esperienza mi ha messo di fronte alla consapevolezza che raddoppiare la distanza non è banale: quasi come passare dalla mezza alla maratona!!!



Felice e ancora galvanizzato quel che verrà verrà!!



venerdì 22 marzo 2013

MARATONA DI ROMA 2013...YEAH!

Era dall’ultima Monza Resegone che non portavo a casa una gara come si deve...e davvero ne è venuta fuori una bella.

Emozionato come per una gita all’asilo partiamo con una bella indigestione di mezzi pubblici: treno metro treno metro ed eccoci nel regno del podista.
Pronti via una bella foto con Baldini, convinco Paolo a far la foto anche con Burifa se non fosse che è troppo impegnato a vendere e quindi lo snobbiamo e scegliamo “Pietrino”.


Volantini volantini e volantini: siamo iscritti con la mente a quasi tutte le manifestazioni podistiche in europa!!

Ancora metro, albergo e una piacevolissima serata cena e dolcino (e che dolcino!!!!) con i ritrovati Carlo e Roberto: tempo zero e scatta la domanda fatidica: a quanto parti domattina...maledetti runners!
La serata con i miei amichetti si chiude in maniera scoppiettante: ci appuntiamo il pettorale sulla maglia, mille seghe mentali sull’abbigliamento del giorno dopo e poi via sotto le coperte per godersi e commentare come tre pensionati Carlo Conti che presenta Rento Zero!!

Dormo tranquillo, ho ben fatto tutti i compiti e mi presento preparato alla partenza....VIA!!

E’ tutto perfetto: la compagnia, l’andatura, le gambe; so che quando perdo di vista i miei compagnucci attorno alla mezza loro mi stanno benedicendo.
Avanti così...un cavalcavia e poi lo spettacolo (la tortura) di Roma: un bel po’ di saliscendi e tanti sampietrini (dovevo dare un calcio a Pietrino il giorno prima non abbracciarlo).
Mi vengono in mente le parole che più volte ho sentito da Ciccio: metto un piede davanti all’altro e vado, se mi fermo non riparto più!
Salita, curva e 3 ore 47 minuti e 44 secondi...personale. Ben fatto!!!

Ritrovo quasi tutti all’arrivo, Carlo poi in stazione e sul treno c’è modo di brindare con spumante (io coca) e far incetta degli Italosnack.

Adesso si cambia registro...poi vi racconterò se tre è meglio di uno!!

Correte...Pedalate...Nuotate...DIVERTITEVI!!!!

P.S. Avrei potuto aggiungere foto anche di quando correvo ma la scrittona del fotografo di turno le rovinava sensibilmente, ero troppo sfatto all'arrivo e soprattutto queste testimoniano il vero spirito con cui ho corso!!

lunedì 25 febbraio 2013

PORTICINA DAY


Un bel pranzo...era a tanto che non ci si vedeva in massa!
E poi è sempre bello parlarsi senza fiatone.
Grazie a tutti ragazzi, correte adesso!!